Adultità

Qualche giorno fa mi è capitato di leggere un depliant con alcuni suggerimenti di lettura per spiegare ai bambini l’Olocausto. Ci sono alcuni libri, e anche film, che hanno come obiettivo di illustrare ai bimbi dai 5/6 anni, che cosa sono la morte, il dolore, la disperazione. Che cos’è la vita, che cosa sono le emozioni. Mi chiedo perché continuiamo a vedere nei bambini piccoli adulti, a cui spiegare cose, fenomeni, concetti su cui noi “grandi” non possiamo avere alcuna risposta. Perché dobbiamo voler spiegare eventi tragici che ancora oggi dispiegano tutta la loro terribile portata storica e culturale ai bambini? Perché tutta questa fretta di rendere partecipi i bambini della tragedia umana? Responsabilizzare i bambini è corretto, ma per farlo è sufficiente camminare e osservare le persone, gli altri bambini. Ci sono persone che chiedono l’elemosina, bambini violenti che non sanno giocare con gli altri, luoghi e parchi lasciati nell’incuria, insegnanti e genitori aggressivi o assenti. Queste sono cose da “spiegare”: invece molto spesso ciò che è prossimo imbarazza, e allora è forse meglio volgere lo sguardo all’ “umanità”, alla “sofferenza”, alla “morte”, lasciando così al bambino il compito di rispondere da solo a tante altre domande che si presentano nel suo quotidiano.

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