Sugli slogan

Non si può più assistere a manifestazioni carnevalesche su temi su cui è importante una riflessione, dalla pace nel mondo, al diritto all’istruzione, al femminismo. Un conto è rivendicare un diritto negato, altro conto è la manifestazione che si pone come obiettivo un luogo comune condiviso da tutti: contro la violenza sulle donne, contro la guerra atomica, contro la fame nel mondo. Questi slogan suonano falsi e nei decenni si sono dimostrati fallimentari, distogliendo dalle vere battaglie, dalla lotta quotidiana dei piccoli gesti e delle parole, dal rispetto e dal riconoscimento per gli altri.

Riporto qui un estratto da Verità e umanità di K. Jaspers:

La verità non sta in prima istanza nel contenuto, ma nel modo in cui questo viene pensato, indicato e discusso: nel modo di pensare della ragione. …

Come dobbiamo decidere? Su questo sono possibili diverse opinioni sensate. Ma sarebbe irragionevole e non rispondente a verità se ora noi, a partire da motivazioni non chiare, respingessimo o rivendicassimo in modo assoluto, invece che a determinate condizioni, [ad esempio] la dotazione di bombe atomiche, senza ponderare tutti i punti di vista, nella situazione politica mondiale. Che cosa accade? Non vi è più una libera discussione su un terreno comune, piuttosto proclami sull’unica via possibile per la salvezza con l’esclusivo impiego di argomenti adatti ad un sì o a un no.

Da un punto di vista morale fa certamente un enorme differenza se il contenuto è: … “il popolo alle armi”…. o se è invece “la pace ad ogni costo”. Se però pensiamo alla verità e alla libertà come presupposti della pace, questa mentalità ci sgomenta ancor più di qualunque contenuto perché è più forte del contenuto, che questo sia una menzogna nemica dell’umanità o un benintenzionato adombramento della verità. Il contenuto si può cambiare. La falsità del modo di pensare rimane la stessa.

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