Spazio al femminile

Benvenuti nella mia pagina dedicata alla riflessione sull’identità femminile.

Dal 2006 mi interesso di filosofie femministe: ho ripreso i miei precedenti studi per approfondire alcuni aspetti del processo di emancipazione della donna in vista di un progetto editoriale che si concretizzerà nel 2022. Ho così rilevato tante affinità con il mio metodo sincretico nelle artiterapie Cre(t)a, in quanto fondato proprio su istanze filosofiche e psicanalitiche. In questa prospettiva ho così pensato a un percorso per donne, rivolto a tutte, e in particolare a donne che stanno attraversando una fase di crisi identitaria, a mamme single, a donne che desiderano costruire un cammino di progressiva emancipazione personale.

Spazio al femminile come luogo dedicato alle donne, ma anche invito a lasciare emergere l’elemento femminile nel nostro quotidiano.

In questi 12 incontri individuali potrai sperimentare svariate attività creative, e, attraverso il metodo Cre(t)a, scoprire le tue potenzialità: ti supporterò costantemente in questo percorso insieme.

Spazio al femminile è un percorso che si svolge in presenza a Genova.

Per informazioni: 392-2570060.

Correlato alla mia ricerca sul femminile è il progetto artistico “Corpo” che trovi sul sito dedicato alla mia produzione artistica: www.mondimarini.wordpress.com

Qui di seguito trovi degli estratti da opere di filosofi, scrittori, artisti.

In opposizione a Beauvoir, secondo la quale le donne sono designate come Altro, Irigay sostiene sia il soggetto sia l’altro sono pilastri al maschile di un’economi di significazione chiusa e fallogocentrica, che raggiunge i suoi scopi totalizzanti attraverso la completa esclusione della femminilità.


Associare culturalmente la mente alla mascolinità e il corpo alla femminilità è qualcosa che ricorre frequentemente nell’ambito della filosofia e in quello del femminismo. Di conseguenza ogni riproduzione acritica della distinzione tra mente e corpo andrebbe ripensata proprio a causa dell’implicita gerarchia di genere, prodotta, mantenuta e razionalizzata da quella stessa distinzione.

J. Butler

Il corpo è certo un dato di natura, ma è anche e soprattutto ciò che facciamo di lui, la maniera in cui lo scolpiamo, in cui lo congegniamo, in cui lo lavoriamo, con la parte indissolubile di alienazione e di libertà che tali azioni comportano.

C. Malabou

Sebbene vi siano vari discorsi autoritativi sul genere- il diritto, la medicina, la psichiatria- e sebbene tali discorsi cerchino di incoraggiare e sostenere la vita all’interno di termini di genere distinti, non sempre tali discorsi riescono a contenere gli effetti che essi stessi producono. Accadde, infatti che nessuna riproduzione delle norme di genere sia possibile in assenza di un’attuazione corporea di quelle norme. E quando questo campo di norme viene infranto, ancorché provvisoriamente, si può osservare come gli intenti che ispirano un determinato discorso regolativo, nel momento in cui viene messo in atto attraverso il corpo, possano produrre conseguenze impreviste, facendo spazio a modi di vivere il genere che sfidano le norme dominanti di riconoscimento. È così che assistiamo all’emresione del transgender, del genderqueer, della butch, della femme.

J. Butler

Una riflessione che parta dall’alterità conduce necessariamente al corpo: così come accade nei lavori di Judith Butler, che muove dagli studi in ambito hegeliano per approdare ad interrogarsi sull’alterità. Da qui Butler prosegue la sua ricerca attraverso il tema del corpo, che mette in relazione con l’interdipendenza, la vulnerabilità, la resistenza: «se siamo disposti ad accettare che parte di ciò che definisce un corpo (e questa è, per il momento, un’asserzione ontologica) è la sua dipendenza da altri corpi e… dobbiamo anche accettare che la concezione individualistica del corpo, inteso come completamente distinto dagli altri, non è del tutto corretta»

. Il corpo è struttura primaria dell’esser-ci nel mondo, nell’esistenza che si dispiega nella relazione progettuale con gli altri. Queste ultime sono allora centrali per la comprensione della corporeità, del soggetto, delle relazioni e della società. Il corpo si definisce a partire dalle relazioni ed è da queste definito e limitato, ma anche dalla condizione di inorganicità che domina la società tecnocratica. Se la relazione con la madre avviene attraverso i sensi corporei, se la nostra sopravvivenza come individui e come specie è possibile solo attraverso il corpo, come può il soggetto permanere a lungo in una condizione di spinta sociale e politica verso l’inorganico, verso la tecnica, la macchina, che rispecchiano il loro dominio attraverso la psicologia cognitivista, le neuroscienze, le scienze umane e tutto il sapere volto a scientificizzare, ossia a rendere oggetto e non soggetto, la persona?